Il mese di maggio sarà ricordato come uno dei più piovosi in assoluto sull’Emilia-Romagna, colpita da 2 alluvioni nell’arco di 2 settimane. La nostra provincia è stata interessata solo in parte dagli effetti del secondo episodio alluvionale causando, comunque, situazioni di pericolo e danni ingenti.
Un’alluvione non è altro che un allagamento temporaneo di aree che abitualmente non sono coperte d’acqua, causato dall’esondazione di fiumi, torrenti, canali, laghi e, per le zone costiere, anche dal mare. Negli ultimi anni è diventato sempre più importante la conoscenza del territorio e numerose organizzazioni, come l’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, realizzano delle mappe con la quale assegnare, ad ogni zona, una rispettiva pericolosità idraulica. Sapere se la zona in cui si vive o lavora è a rischio alluvione, infatti, aiuta a prevenire e affrontare meglio le situazioni di emergenza. Inoltre, è importante conoscere quali sono le alluvioni tipiche del territorio e se si sono verificate alluvioni in passato: se la risposta è “si”, allora è probabile che ci saranno alluvioni anche in futuro. Tutte queste informazioni fanno la differenza sia nella prevenzione che nella risposta tempestiva a queste situazioni di pericolo anche perché, purtroppo, è difficile stabilire con precisione dove e quando si verificheranno le alluvioni e la popolazione potrebbe non essere allertata in tempo.
Al contrario di quello che si possa pensare, però, le alluvioni sono fenomeni che si ripetono in maniera regolare sul territorio italiano ma ad intervalli di tempo molto lunghi. L’Emilia-Romagna è una delle regioni con la più alta pericolosità idraulica, cioè con molte zone potenzialmente allagabili e dove, storicamente, si verificano alluvioni frequenti: ad un intervallo di tempo compreso, mediamente, tra 20 e 50 anni.
Seppur non siano fenomeni nuovi nella penisola italiana, la situazione che è andata a verificarsi nelle scorse settimane rientra, sicuramente, nell’eccezionalità e in condizioni meteo-climatiche che possiamo considerare estreme. Inoltre, è innegabile che la frequenza di tali episodi, ma anche di tutte le condizioni meteo estreme, è aumentata in maniera incisiva su tutto il territorio nazionale. Ricordiamo l’alluvione del settembre scorso sulla valle del fiume Misa. Gli effetti del cambiamento climatico e dell’estremizzazione del clima lasciano e lasceranno cicatrici enormi sul territorio ma, soprattutto, nei cuori di tutti coloro che sono stati colpiti da questi tragici eventi. Fino a poche settimane fa, ci siamo trovati ad affrontare una siccità tra le più rilevanti degli ultimi decenni proprio in quelle aree dove, ora, è caduta la pioggia che sarebbe dovuta cadere nell’arco di 6 mesi in poco più di 2 settimane.
Andando in ordine cronologico, tra l’1 e 2 maggio, una bassa pressione si colloca sul Tirreno centrale dando luogo ad un’intensa fase piovosa. La perturbazione è nella posizione ideale per generare precipitazioni intense e insistenti su tutta l’Emilia-Romagna: seguono, così, oltre 36 ore di pioggia ininterrotta che scarica al suolo una quantità di pioggia che solitamente cade nell’arco di 2/3 mesi ma un’area molto estesa. Questo primo episodio ha provocato due vittime, centinaia di persone sfollate ed evacuate ed oltre mille interventi effettuati dai vigili del Fuoco nelle province di Ravenna, Bologna e Forlì-Cesena.
Conseguentemente, le precipitazioni continuano in maniera intermittente fino ad un nuovo e più esteso peggioramento che si verifica tra il 16 e il 17 maggio. Questa volta le piogge torrenziali colpiscono anche la nostra provincia sin dalla notte e continuano per tutta la mattinata, con un’intensità tale da scaricare al suolo fino a 80-100 mm; cioè 80-100 litri di acqua per metro quadrato in poche ore. Una quantità che sarebbe dovuta cadere in un mese e sufficiente ad allagare alcuni quartieri di Fano, Pesaro e molte cittadine provinciali. Le precipitazioni cessano a partire dal pomeriggio per poi riprendere, in maniera meno intensa, la giornata seguente. Come accaduto ad inizio maggio, sull’Appennino Emiliano-Romagnolo si generarono piogge ininterrotte per più di 30 ore. Alla fine, il bilancio è tremendo: tredici vittime, un dispeso, almeno duecento frane, oltre dieci mila evacuati e ventitré corsi d’acqua esondati.
Sarà difficile risollevarsi da una situazione così grave ed eccezionale che ha colpito un’area tanto estesa; l’auspicio è che si metteranno in primo piano tutte quelle procedure, necessarie da tempo, per contrastare gli effetti del cambiamento climatico e non solo. Sia chiaro, pulire l’alveo dei fiumi o i tombini delle città non avrebbe sicuramente evitato questo evento vista l’enorme mole di pioggia caduta; è anche vero, però, che l’eccessivo sfruttamento del territorio e la costruzione di argini sui fiumi non permette un regolare deflusso delle acque. Insieme a tutti questi interventi strutturali serve informare, correttamente, tutta la popolazione che potrebbe essere a rischio di eventuali fenomeni simili in futuro. Nel mio piccolo, ho tenuto personalmente una lezione alla scuola superiore “G.Torelli” di Fano e sono intervenuto durante una diretta di “Emilia Romagna Meteo” divulgando cosa fare e non durante gli eventi alluvionali, seguendo quelle che sono le indicazioni diramate dalla protezione civile. Continuerò nella mia missione di prevenzione sperando possano essere utili per salvare delle vite in futuro.
Nicola Subissati
Foto elaborate da ARPAE-SIMC tramite Pierluigi Randi, Presidente AMPRO (Associazione Meteo Professionisti)
In alto è rappresentata la legenda con i colori relativi agli accumuli di pioggia in mm, che corrispondono a litri per metri quadrato